Sembra che le crisi di governo non siano proprio una novità assoluta da quelle parti, a giudicare dalla datazione del dipinto.
Alla Grecia per risolvere definitivamente i problemi di instabilità politica mancano due cose fondamentali:
1. la capacità di mediazione della vecchia DC degli anni ruggenti.
2. personaggi capaci di raggirare le masse con classe e autorevolezza.
Se per il secondo punto sono ben attrezzati, la dinastia Papandreou non è seconda a nessuno, tre generazioni consecutive a governare la Grecia (nonno, padre, figlio). La faccenda si fa preoccupante per quanto riguarda il primo punto.
La gestione e l’epilogo della trattativa con la comunità europea ne è un fulgido esempio. Diventerà, senza ombra di dubbio, un caso accademico, un probabile corso di diplomazia avanzata:
Come condurre una trattativa con la sicurezza di essere presi a calci nel culo.
Il governo Tsipras è rimasto immobile sulle sue posizioni senza nessuna apertura verso le richieste della controparte, facendo finta di far decidere il popolo con un referendum organizzato al volo. Poi è tornato a trattare, con le braghe calate fino alla caviglia, accettando tutte le condizioni imposte dell’Europa.
Adesso fate un piccolo esercizio mentale, distendetevi, chiudete gli occhi, fate dei respiri profondi, avete abbassato il vostro battito cardiaco, bene ora siete pronti.
Cercate di immaginare l’epilogo della trattativa se il ministro delle finanze greco non fosse stato Varoufakis ma, ci fosse stato lui, il divino, colui che riusciva ad essere amico di Israele e compagno di merende di Arafat, amico del Papa mentre trattava con i comunisti, amico degli americani mentre sorseggiava un bicchiere di buon rum con Fidel.
Come sarebbe andata a finire?
Una cosa è sicura, il governo greco era ancora in sella.
Questo è un caposaldo della vecchia scuola DC, mai eppoi mai dimettersi.