Archivio per la categoria ‘OoP’

Viva la vulva

Pubblicato: 2020-11-16 in OoP
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nuvenia

 

Campagna pubblicitaria spettacolare realizzata da AMV BBDO per Essety.

 

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😉

La moto qui di fianco è la Yamaha YZR 350 (OW16), la cavalcatura ufficiale della Yamaha nel motomondiale dal 1973 al 1975.
Con questa moto, Jarno Saarinen ha vinto la 200 miglia di Imola nel 1973, meno di un mese prima della sua scomparsa.
La cosa strana è che la piccola Yamaha detiene il record di velocità, per le 13 edizioni disputate ad Imola, nonostante la presenza di moto con cubatura molto maggiore (500 e 750) e guidate da pezzi grossi dell’epoca come Agostini e Roberts, tra gli altri.
I distacchi inflitti alla muscolosa e titolata concorrenza sono degni di nota e di essere analizzati.
Se ci fidiamo della tabella presente su Wikipedia scopriamo che Saarinen impiegò    1h58’18”    ad una velocità media di    162,84 km/h    per compiere 64 giri del circuito del Santerno.
Questo diventerà il tempo di riferimento per tutti gli altri.

anno
pilota moto
tempo
diff.tempo
giri
velocità
diff.velocità
1973
Jarno Saarinen Yamaha YZR350 (OW16)
1h58’18”
64
162,84
1972
Paul Smart Ducati 750 Sport
2h02’26”
4’08”
64
157,35
5,49
1975
Johnny Ceccotto Yamaha TZR750B
2h10’28”
12’10”
64
148,33
14,51
1977
Kenny Roberts Yamaha YZR750 (OW31)
2h03’59”
5’41”
64
156,08
6,76

 
Paul Smart alla guida della sua Ducati 750 Sport è quello che ha realizzato il miglior tempo con una moto di grossa cubatura e unico 4 tempi del lotto.
Nel 1975, Johnny Ceccotto con la sua Yamaha TZ750 B, risulterà il più lento in assoluto, un distacco veramente importante, forse troppo, qualcuno si ricorda se nel 75 piovesse?
Il miglior tempo fatto segnare da un 750 2T è quello realizzato da Kenny Roberts nel 1977, con la Yamaha YZR750 OW31.
La domanda è semplice:

Come mai una piccola moto da 350cc gira molto più forte di una grossa moto da 750cc?

Ça va sans dire, che tutte queste disquisizioni sono valide solo se:
— il tracciato è rimasto lo stesso nel corso egli anni,
— le condizioni della pista erano le stesse.
Se la pista fosse lenta e tortuosa, forse si spiegherebbe, ma Imola non si può definire lenta, i tratti da gas aperto, o full-throttle per dirla all’anglosassone, sono molti.
Probabilmente Saarinen con la sua OW16 aveva altre frecce al suo arco, oltre a fare le curve a velocità doppia rispetto a tutti gli altri. Vediamo se riusciamo a capirci qualcosa.
Per la precisione, va detto che sono disponibili solo i dati del modello 1975 per la YZR350 (fonte Wikipedia). Mentre per la OW31 sappiamo solo che disponeva di 115 CV, ma non siamo riusciti a trovare una scheda tecnica completa.

   YZR 350   
— potenza: 72CV
— peso: 109 kg
— rapporto peso/potenza:
  72/109 = 0,66 CV/kg  
   TZR 750B   
— potenza: 90 CV
— peso: 155 kg
— rapporto peso/potenza:
  90/155 = 0,58 CV/kg  

 
Facendo una semplice divisione la risposta sembra evidente, il rapporto peso/potenza risulta migliore nella piccola 350 rispetto alla grossa 750. Ma una differenza di soli    0,08 CV/kg    può giustificare una così netta superiorità?
Ovviamente l’erogazione e la guidabilità della 350 saranno state di molto superiori alla 750.
Anche se, parlare di una migliore erogazione per un motore 2T degli anni 70 senza nessuna diavoleria tecnica per addolcirne la risposta, sembra paradossale.
Numeri alla mano sembra evidentemente, la differenza doveva essere enorme.
La risposta alla domanda posta poco sopra, sembra debba essere che

la migliore erogazione e la superiore velocità nella percorrenza di curva sia stata determinante

Più o meno il ragionamento che fecero in Aprilia con il progetto del 400 bicilindrico per sfidare le 500 a quattro cilindri. Ma per mancanza di tempo e soldi nessuno saprà mai come sarebbe andata a finire.
Anche se, un podio con Doriano Romboni alla guida, sono riuscito a farlo nel 1997 ad Assen.
L’idea non doveva essere tanto peregrina, se anche Honda sviluppò un bicilindrico, ma a cilindrata piena, per i suoi clienti meno facoltosi.

  PS   I più attenti avranno notato che nell’immagine ad inizio post, sulla piccola Yamaha non sono presenti gli ammortizzatori posteriori. Abbiamo spulciato la rete in lungo e in largo, ma sembra proprio che già all’epoca, Yamaha, avesse adottato per le sue moto ufficiali la sospensione posteriore   Monocross  .
Con “ufficiali” si intendono tutte quelle moto che hanno la sigla di progetto che inizia per   OW  .
Potrebbero sembrare moto come le altre, ma non lo sono. In quanto amorevolmente accudite da mani sapienti che dispongono di budget praticamente infiniti per la loro cura.


  /* suona bene però! */  
Peccato non riuscire a sentire anche l’odore!

 

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Per approfondire l’argomento.
Ana Carrasco un anno di silenzio
Ana Carrasco terza nel mondiale 2019

Ana Carrasco    link1616    facebook    twitter    instagram
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😉

Ottimo esempio per spiegare cos’è un rendering realistico, nonché un mirabile esempio di modellazione 3D!

 

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Per approfondire l’argomento.
CG society     link

Hadi Karimi     link   link
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me sso sbajatu coreggeme fra!

 

😉

 

Sarà normale pubblicizzare un condimento per la pasta tipicamente ligure con una musica tradizionale greca in sottofondo?
Possibile che l’agenzia che ha realizzato lo spot non abbia trovato niente di adeguato nella produzione musicale italiana di questi anni? Magari circoscrivere la scelta alla sola Liguria.
Per carità lo spot è fatto bene ma quella musica

  non c’entra un cazzu fra!  

 

  /* italiano */  

 
 

   TheLastButNotTheLeast    Ma tant’è il management Barilla ha deciso così, non si sa bene in base a quale logica, ma ormai la zozzeria è fatta.
Una zozzeria a diffusione planetaria visto che lo spot è stato realizzato in svariate lingue.
Sarebbe interessante sapere se il chiefmanagermarketingofficierdestaminchia si è accorto di questo piccolo intoppo.

  /* francese */  

 

  /* inglese */  

 

  /* polacco */  

 

  /* danese */  

 

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Per approfondire l’argomento.
Marimo   link1616
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😉

Aprilia RS 660

Pubblicato: 2020-09-22 in OoP
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Nel post KTM abbiamo criticato l’immobilismo dell’industria motociclistica italiana.
Siamo ben felici di essere smentiti dall’apertura delle prenotazioni per la nuova media Aprilia.

 

   TheLastButNotTheLeast    Unico piccolo appunto. Visto che la storia dell’Aprilia in Superbike è sempre stata caratterizzata da un motore a   V  , mantenere quella configurazione poteva essere interessante. Oltretutto, in casa già c’era qualcosa da modificare: il 550 della SXV o il 750 della serie Dorsoduro.
Un pò family feeling tra la grossa   RSV4   e la più piccola   RSV2   forse non guastava.
Adesso aspettiamo con ansia una   RS250   tutta nera per la Moto3!

 

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😉

 

«Voglio rendere onore alla memoria di Rossana Rossanda.
Le sue convinzioni politiche erano
ovviamente lontane dalle mie,
ma questo non mi ha impedito di apprezzarne,
anche incontrandola personalmente,
la cultura e lo spirito critico.
»

 
Svolta illuminista per Berlusconi.
In vita sono solo dei

  Comunistiiiiiiii!  

Da cancellare dall’arco costituzionale.
Ma da morti, diventano brave persone.

Cosa non si fa per qualche voto in più.
 

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Per approfondire l’argomento.
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Once upon a time, una grande azienda produttrice di carrozze a trazione animale, la Jacob Lohner & Comp, iniziò a pensare come poteva diversificare la produzione con l’avvento dei motori endotermici ed elettrici.
Forse l’epoca del cavallo, inteso come equino a 4 zampe utilizzato per la trazione stava per tramontare.
Ludwig Lohner stava pensando ad un alternativa per la riconversione aziendale.
La palla fu colta al balzo quando venne assunto un giovine di belle speranze affascinato dall’elettricità, un certo Ferdinand Porsche.
Il frutto della collaborazione fu la Lohner-Porsche Electromobile, un auto a trazione ibrida.
Motore endotermico a benzina, con un motore elettrico nel mozzo delle due ruote anteriori.
Questa innovazione tecnologica fu presentata a Parigi in occasione dell’esposizione universale del   1900!  
Insomma, solo qualche anno fa.
Lo stesso annno la Lohner-Porsche partecipò ad una gara in salita a Semmering, vincendo e stabilendo il nuovo primato del percorso.

Bisognerà aspettare un secolo, 97 annni per essere del tutto precisi, prima che Toyota riproponesse la tecnologia ibrida con la prima serie della Prius del 1997.
Abbiamo perso un secolo di sviluppo nella tecnologia delle batterie e nell’affiancamento dell’elettrico all’endotermico. Senza contare il balzo tecnologico, in tutti i settori, portato dai due conflitti mondiali.
In buona sostanza non si capisce come mai tutta l’industria si sia spostata verso l’endotermico abbandonando l’elettrico, nonostante avesse dimostrato ottime prestazioni, soltanto l’anno prima, con la Jamais contente.
Come mai nessuno tentò di sviluppare l’elettrico, per poi ripensarci un secolo dopo?
Pertanto Ron Hubbard non era ancora nato, Charles Manson neanche, cosa convise l’industria mondiale a virare in blocco verso l’endotermico? Un caso di ipnosi planetaria? Qualche persuasore occulto sconosciuto?

L’industria dell’automobile continua a spacciare l’ibrido come:
— una novità tecnologica,
— la motorizzazione del futuro, in attesa dell’idrogeno o di qualche altra invenzione.
Peccato che l’ibrido, sia una tecnologia molto matura, ultracentenaria, ma abbandonata in qualche cassetto dall’inizio del secolo scorso.
Va detto che anche l’idrogeno non è proprio una novità assoluta, già lo utilizzava, il conte Ferdinand Adolf Heinrich August Graf von Zeppelin per far lievitare i suoi dirigibili. Purtroppo non è finita molto bene.
Nel caso dell’auto l’utilizzo è diverso, ma la pericolosità potrebbe essere la stessa, sempre di idrogeno si tratta.

Che dire, nel 2016 abbiamo insignito l’industria automobilistica mondiale con il Nobel cazzaro dell’anno. Le motivazioni le trovate nel post Industria automobilistica mondiale.

 

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Ludwig Lohner    
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Il settimanale di approfondimento della TV di Stato Svizzera, ha fatto un interessante esperimento tra i parlamentari della confederazione. Solo una semplice domanda:

  utilizza la app SwissCovid?  

Le risposte di coloro che hanno votato per realizzare questa app, per cercare di tenere sotto controllo la diffusione del virus tra la popolazione, sono interessanti.

Sarebbe altresì interessante, riproporre la stessa domanda ai 950 parlamentari italici per vedere come sono messi con Immuni. Chissà se uno dei maggiori sponsor della app, la ministra Pisano, la utilizza quotidianamente.
Qualche testata vuole prendersi la briga di fare la delicata domanda?
Ne dubitiamo molto, in Italia, potrebbe essere una domanda che può mettere a rischio la carriera di molti.

 

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Sembra che Nike abbia 5 livelli di sponsorizzazione, in questo caso si parla di squadre di calcio. Si passa dal “No Contract” in cui non vengono neanche fornite le maglie “aggratise” fino all'”Elite“, dove per vostra somma fortuna si impegnano a coprirvi di soldi, oltre a realizzare una maglia appositamente studiata per la vostra squadra.
Vista la monnezza prodotta negli ultimi anni, il contratto “Elite“, forse non è proprio l’opzione migliore, per quanto riguarda l’estetica delle maglie che si andranno ad indossare, per la parte economica invece è tutt’altro discorso.
Forse, è meglio far parte delle squadre standard, che prendono molti meno soldi, ma in compenso si evitano lo scempio delle cosiddette maglie custom.
In questo caso, di sicuro la vostra squadra, non dovrà indossare una maglia con i colori di una lattina di gazzosa prodotta da un colosso bibitaro americano o una maglia con le righe verticali che diventano a zig-zag.
Tutte opportunità riservate negli ultimi anni all’Internazionale di Milano…fortunelli!
Poi, se il tifoso medio è rimasto affezionato alle maglie degli anni 70 e compra quelle tarocche, che tra l’altro costano molto meno delle originali, le aziende si lamentano per il mancato introito.
Tra le squadre che hanno una fornitura con materiale “standard” ci sono: FC Sevilla, Young Boys, Brighton and Hove Albion, Maccabi Haifa, Vitesse e Utrecht.
Tutte squadre con un blasone neanche paragonabile all’Inter poc’anzi citata, ma che hanno la fortuna di non avere il centro stile sul groppone. Basta andare a buttare un occhio per vedere l’enorme differenza tra una maglia standard e una custom. Poi come sempre l’estetica è soggettiva, però, se preferite le strisce a zig-zag rispetto a quelle verticali, bè, una guardatina da uno pratico potrebbe essere opportuna.
Sarebbe interessante buttare un occhio sui contratti “Elite“, per vedere è previsto il veto della società su maglie troppo avanguardiste e con colori lontani dalla tradizione societaria.

 

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